sabato 14 novembre 2015

Un Po' e sia (feat. Giuseppe Ungaretti)

Ho cinque minuti
per parlare
poesia,
per dire
cosa sia. Cinque minuti.

In cinque minuti
mi bevo un caffè:
si zucchera, si soffia; si soffia più vicino, si beve.
Si lecca il cucchiaino, si lecca il bordo tazzina, poi le labbra
e si guarda fuori
si osserva la propria immaginazione, al di là dei vetri, a sposare l’aroma di caffè col profumo freddo dell’aria, sotto questo cielo d’autunno che promette primavere, ma di sera si arrende all’inverno. Come me, sotto l’acqua a sciacquare la tazzina, come mi arrendo io, a farmi piacere quello che devo, anziché fare quello che voglio.
In cinque minuti,
fumo una sigaretta
l’ultima
senza incollarla alle labbra,
come un primo, lungo bacio,
in cinque minuti
corri, senza pensare a niente, “Permesso!” “Scusi!” fai due gradini alla volta, ti secchi gli occhi per non perdere tempo a sbattere le palpebre, salti sulla banchina, ti mozzi il fiato
ed esiti. Perdi il coraggio
di lanciarti
di lasciarti
andare,
che la vita non aspetta
non rispetta
i “lasciare scendere prima di salire”
e se ne sbatte
delle tue frette
senza meta,
ti (r)allenta
appena scordi
che c’era prima di te
ci sarà dopo i tuoi impegni,
grande
immensa
e hai paura
esiti
e le porte si chiudono. Non ti resta che aspettare gli altri quattro minuti in banchina
in panchina
in compagnia dei social
asociali
che ti riempiono la home, in casa
ti perdono
imprigionato
aguzzino di te stesso
e dei tuoi pomeriggi
tascabili,
in balia di un esistere
che non sai più impiegare, su quella banchina, a cercare di pianificare l’inatteso, a scrivere liste di cose da fare per scrivere liste di cose da fare e poi, non sapere che fare.

In cinque minuti, posso respirare, grattarmi, parlare, starnutire
o starnutare
o sternutire
cercare sul sito Treccani la disamina su come si dice, infine soffiarmi il naso, leggere, pensare a me al mondo alla mia gatta al pensare, poi zittirmi; di colpo ascoltare il battito del mio cuore.
Cazzo, è veloce.
Cazzo, è troppo lento.
Oddio morirò,
non ho scritto tutte le poesie che avrei voluto, non ho restituito la chiavetta usb a Beppe, non sono ancora stata in India, non ho festeggiato per la laurea, sono troppo giovane, aiuto, fottuti cinque minuti interminabili !
Strazianti.
Strazianti.
Il tempo per massacrare di botte Aldrovandi – e vergognarsi della propria divisa. Cinque minuti per scagionare gli assassini di Cucchi – non per elaborare il lutto della morte di un figlio.
Cinque minuti per morire in un terremoto, magari dopo aver litigato con la propria mamma e non averle parlato per cinque ore, giorni, mesi. Anni.
Cinque minuti per affogare migrante, molto meno per mandare affanculo Salvini.
5 minuti per morire a 13 anni, boccheggiante e palestinese sui marciapiedi di Israele, come fossi un rifiuto, nessuno lo soccorre, qualcuno lo insulta, cinque minuti per caricarne il video online, fatto con un cellulare: trema immobile sdraiato a terra, un pesce rosso fuori dalla boccia, pregava forse, pensava alla sua famiglia, al dolore soffocante, al cielo riverso sopra di lui, che forse non pensa proprio a niente, nel tentativo di ingoiare gli ultimi respiri, ricoperto di sputi, noi stiamo a guardare;
che se esistesse dio
basterebbe
a odiarlo.

Vi batte ancora il cuore?

Cinque minuti per fare un respiro profondo,
distendersi
rilassarsi.
Cinque minuti per cadere dalle scale e bestemmiare sottovoce.
Cinque minuti per scoprire, la mattina, appena svegli, che, nonostante tutto, c’è un cielo blu ad aspettarti oltre le persiane.
Cinque minuti per capire che sono già sei.
Cinque minuti per mentire a chi ti chiede se hai una moneta e ripensarci.
Cinque minuti di connessione col mondo, per sentire tutto e sentirsi in tutto; felici.
Cinque minuti per arrivare in macchina al pub e cinque minuti per
lamentarsi che non c’è parcheggio.
Cinque minuti parlo di poesia
– ho detto –
ma cinque sono passati
e ancora non si sa che sia,
la poesia.

Perché cinque minuti non bastano
a parlare poesia.
Ché la poesia non è
nessuna
delle cose che ho dette.

La poesia
è quello che rimane,
Il gesto fra la parola e il silenzio
Pensiero nella pausa delle virgole
L’adrenalina di un microfono aperto
L’emozione di una viva voce

La poesia è un porto
sepolto
:

Di questa poesia
ci resti
quel nulla
d’inesauribile segreto
   

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