martedì 1 ottobre 2019

C’era una volta un ragazzo posato e paziente, che faceva scendere prima di salire, cedeva il posto a donne e anziani e si reggeva agli appositi sostegni. Un giorno prese la metro a Milano e scese a Centrale, per tornarsene in treno a Lugano. Sorrideva. Centrale, doors open on the right. Quando si aprirono le porte, pensò di cedere il passo agli altri passeggeri.
Proseguì in direzione uscita, ma il tragitto si rivelò breve però pieno di ostacoli: i tornelli di Centrale riportavano ACCESSO LIBERO ma nessuno ci faceva caso, tutti i passeggeri in uscita si ostinavano a obliterare i propri biglietti. L’ennesimo fallimento editoriale, pensò. Obliteravano ma non avrebbero dovuto, i tornelli si bloccavano, i passeggeri si bloccavano, i secondini Atm uscivano dai gabbiotti a litigare.
Perse il treno. La donna dietro di lui gli sfilò le scarpe tre volte, non chiese scusa, come l’uomo davanti che aveva deciso di condividere il carico del proprio zaino con chiunque gli stesse alle spalle.
Gli rubarono il portafoglio, per fortuna il telefono lo aveva in mano per estinguere tutti i post condivisi su Instagram nella lunga attesa e proprio quando: spunta cerchiata, Non hai nuovi contenuti da vedere, un bambino attaccò a piangere. 
Per fortuna mancava poco.
A separare il nostro eroe dalla meta c’era ormai solo il tizio con lo zaino, che si fermò, obliterò, fece bloccare il tornello, uscire una guardia Atm che lo ammonì, ma fece segno di muoversi anche al nostro. Finalmente.
Guardò la scritta, guardò il secondino, sorrise, schiena dritta, nonostante tutti i torti: ce l’aveva fatta ma sbam. I tornelli gli si chiusero addosso. 
Sedici morti. Dieci controllori, la donna dietro, il bambino, il nonno che lo accompagnava, il tipo con lo zaino, un mendicante e un poliziotto. Li uccise a mani nude, con l’aiuto del solo coltellino svizzero che aveva come portachiavi. Poi tornò sui suoi passi, aspettò due minuti sulla banchina senza superare la linea gialla e si lanciò sotto la prima metro disponibile. 
Da allora Lugano celebra il martire kamikaze con una statua all’ingresso del municipio, per ricordare ai suoi cittadini che più del fumo, la gentilezza nuoce a te e a chi ti sta intorno.