giovedì 10 novembre 2022

Come stai, in una parola? 4

[Sul mio profilo Instagram ho usato il box domande per chiedere: Come stai, in una parola? Alcune risposte sono diventate spunti per i seguenti brevi testi.]

Stufa

Devo confessarti che più albe vedo, più mi convinco che la bellezza sia inesauribile, però si contamina con le brutture, che di tanto in tanto ci sporcano la vista e la vita.

Vedi, qui non ho molto: una stanza di legno con l’acqua ghiaccia, un tavolo sghembo, un letto e una stufa che puzza, ma tu spingi gli occhi là fuori. Le montagne ci guardano, sembrano enormi santuari votati alla Luna, che in cambio le fa brillare e giocare con le ombre. Mi ricordano che, a volte, per combattere le delusioni, basta il coraggio di uscire e lasciarsi stupire. Tu ora non demordere. In cambio, vedrai, le montagne restano lì ad aspettarti. 


Incolto

Stamattina il signor M. si è alzato diverso. Beninteso, la sveglia è suonata solita, precisa, ha fatto tre squilli come ogni giorno, è stata spenta e dopo lo stiracchiamento di cinque secondi e mezzo, anche le gambe hanno avuto il quotidiano incontro con le pantofole, giù dal letto, parallele sul tappeto. Poi tutto è proceduto regolare fino al bagno, tredici passi, uno sbadiglio, una grattata alla chiappa sinistra, lo sciacquone e un altro sbadiglio. Il rubinetto aperto tutto dal lato caldo, due pompate di sapone liquido, un colpo di tosse, ma poi, riflesso nello specchio, sulla faccia di M. è apparso qualcosa che non vedeva da anni: la ricrescita della barba, che la sera prima si è dimenticato di farsi. I secondi a toccarsela, incredulo, hanno scompaginato l’intera tabella di routine del mattino e, ormai perduta, M. si è ricordato di avere delle ferie arretrate e una gran voglia di rimanere così, incolto, almeno fino alla prossima sveglia. Perché a volte la pratica migliore è non fare. 


Fluttuare

Credo che le coperte abbiano un potere ancestrale. Quando si sveglia prima della sveglia, rimane con la bocca sotto le lenzuola a far finta di non voler prendere sonno di nuovo. Sono soffici e sanno di casa e lui adora fluttuare in uno stato di paralisi appagante, come quando ci si sta per addormentare, così quando ci si dovrebbe alzare: tutto ciò che ingombra la testa sembra più gestibile, lento, silenzioso, come di fronte all’oceano. L’importante è non affogare nel mare di coperte, mentre ci si convince che uscirne o non uscirne non faccia alcuna differenza. Invece la fa e che ogni umano ne fosse consapevole, sarebbe l’inizio di una società del benessere. 


Wof

Fuori, il grigio del cielo fa risaltare i tetti, gli edifici sembrano più spigolosi. Dentro, fa freddo, i capezzoli delle centraliniste innalzano un controcanto all’architettura esterna, sotto i tendoni fatti dai maglioni. 

Un’altra giornata di turni al Wof - World of fetish procede, fra una chat con uno che vorrebbe leccare piedi e una telefonata per noleggiare una croce di sant’Andrea. Tutto regolare.

F. sta parlando di lubrificanti e ne consiglia  uno al silicone per l’occasione, una penetrazione anale con un toy tentacolare, intanto in mezzo all’archetto dell’auricolare si fa strada un pensiero strano, imbarazzante e proibito: vorrei un lungo abbraccio. 


Perdo

Maledetta ora solare, si accendono i lampioni prima che uno esca dall’ufficio, così per mantenerci, finiamo a barattare il sole. Se lo ripete in silenzio G. e scuote la testa, mentre cerca le chiavi dell’auto. Le trova, quando nelle cuffie gli parte la penultima dell’ultimo album dei Phoenix: ogni volta che mi innamoro, perdo un po’ di musica. Skippa la traccia. Torna alle chiavi. Le infila nella serratura, in un secondo è sul sedile, va alla cintura di sicurezza con un gesto automatico.

Nella vita quanto è difficile combaciare.

Clic. 

Torna alla traccia che aveva saltato e parte. 


Vivo

Caro A., se torni su questa pagina significa che la mattina fai di nuovo fatica ad alzarti. Non incolparti. Ecco alcuni consigli direttamente da te stesso.

Respira fino in fondo. 

Mentre tieni gli occhi fissi sul nulla supino, o ti accartocci tra le lenzuola, pensa che in un universo parallelo un altro te, né più né meno meritevole, sta ridendo fino alle lacrime, un altro senza motivi apparenti si sente perso ma orgoglioso, riceve un premio, un altro sta avendo un orgasmo. In qualunque momento puoi ricongiungerti a loro e superarli. Basta provarci. Come? Provando. Al netto dei disgustosi privilegi, è così per chiunque e tu non sei da meno. Tu meriti di stare bene. Lo so che non basta volerlo, ma provarci è già stare meglio e per provarci, basta provarci. 

Lo senti il corpo? Ce l’hai, ti serve da una vita. Metti su quella canzone che ti faceva ballare. Muoviti a tempo. Senti? Sei vivo.

Ora decidi se perché te lo devi, perché comunque puoi, o perché vuoi, in ogni caso lavati, vestiti, portati fuori e trattati con gentilezza. Perché – lo so che è sfiancante – tu sei tu e nessuno può sostituirti. Riprenditi il diritto di immaginarti felice e provaci. Magari ci riesci, magari no, ma intanto perderai il conto di quanti universi hai creato, solo vivendo.