domenica 22 gennaio 2012

Carmina, III, 30. Traduzione del carme Exegi monumentum aere perennius, tratto dal terzo libro delle Odi di Orazio

Un monumento più durevole del bronzo
e più elevato della mole delle piramidi degne di re
ho innalzato, talché non il nembo divoratore,
non l’Aquilone sfrenato o la successione infinita degli anni e

la corsa veloce delle ore possano demolirlo.
Non tutto di me si spegnerà con la morte,
gran parte di me eviterà Libitina;
mi ingrandirò, ricordato dagli elogi dei posteri
ininterrottamente, fin quando i pontefici massimi con le vergini
saliranno al Campidoglio in silenzio.
Dove gorgheggia l’Ofanto violento e Dauno
fu re di aridi territori agresti, si dirà di me:
divenuto da misero autorevole, per primo
tradusse la lirica greca in ritmi italici.
O Melpomene, assumi l’orgoglio guadagnato coi meriti e,
propizia, cingimi la testa di alloro delfico.

Saresti sciocca, sorella

Saresti sciocca, sorella,
se ti fidassi della Natura;
se donassi il tuo credo
a questa maliarda dalle sembianze

divine. L'istante
ti si scioglie furtivo fra le dita,
il sole sparisce
sempre prima, l’esistenza

si consuma inarrestabile,
però le foglie, sempiternamente
mutevoli, vestono tinte stupende:

ti ammaliano e solo sua è la colpa!
Ma ora calmati. Ti sovvenga solo che
il futuro è sfuggente.