sabato 24 ottobre 2020

Un giorno torneremo a essere.
Faremo pace con la notte e la mattina ci sveglieremo sentendoci sensati, con la testa sgombra quel tanto che basta a disegnarci in faccia, involontarie, le rughe della contentezza e lo specchio sarà il nostro ritratto migliore: ce l’abbiamo fatta. Usciremo per strada grondanti gioia, spavaldi e orgogliosi, perché finalmente i telegiornali parleranno d’altro e anche noi potremo sfinirci le orecchie a dirci tutto quello a cui non abbiamo potuto prestarle in questi mesi. Andremo a sbattere sugli occhi dei passanti con i sorrisi incensurati, cammineremo piano, perché distratti dai nostri stessi simili, tutti complici di una felicità abbagliante e sfacciata, con le mani a esplorare fuori dalle tasche senza vergogna e l’odore di Amuchina. Berranno anche gli astemi. Le risa sovrasteranno l’inquinamento acustico, sarà una grande festa a cielo aperto, quel giorno ci abbracceremo tanto che da allora non avranno più ragione d’esistere i free hugs e torneremo a dare un senso anche alla sera, con le parole e le lingue; torneremo a baciarci, a fare l’amore, a poter rivendicare all’alba la nostra stanchezza e Atena ci concederà di allungare le ore, finché possiamo riempirle di tutto ciò che ci siamo persi. Saranno infinite e velocissime. Un giorno. Un giorno, non oggi. Oggi il benessere è sacrificabile. Oggi, ancora, è un campo per la rabbia e la tristezza e chiusi in casa, con l’assurdo, i fiori appassiscono.
Un giorno torneremo a essere?

lunedì 19 ottobre 2020

Disinnamorarsi

Primo passo: dai fondo. Leggi tutti i vostri messaggi, guarda tutte le foto, esamina ogni millimetro di pelle assente e di pensieri sfuggenti, perditi un po’, sogna persino, fino a poter dire che hai visto tutto. Tutto. Hai svuotato ogni memoria che hai e pure quelle che non ricordavi di avere. Ora è tutto sul pavimento, come una vhs sbobinata di cui conosci le battute a memoria. Che casino.
Secondo, fai ordine, mucchi, con la seguente regola: momenti diversi, sentimenti diversi. Taglia le scene. C’è sempre un prima e un dopo – almeno uno, spesso più d’uno. Ora la tua storia avrà dei nuclei narrativi in ordine logico – biologico, cronologico, analogico, meteorologico, illogico, va comunque bene.
Terzo passaggio: da’ un senso alla trama. È colpa tua? È colpa sua? Di entrambi! Magari di nessuno, è stato il tempo, è stato il meteo, me-te-o qualcun altro? Forse dico che doveva andare così e la chiudo con eleganza, che questo matrimonio non s’ha da fare, o che la favola insegna che i topi di campagna non devono scopare con quelli di città. In ogni caso – spoiler, io te lo dico, ma facciamo che non non te l’ho mai detto, ok? – Sia che tu senta di avere la verità in pugno, sia che sospendi la sospensione dell’incredulità a ogni pagina di script, sia che tu ci metta un minuto o più mesi che per trovare un nuovo amante/amato, sia che sia la prima, sia che sia la tua ultima volta, sappi che questo poi sarà il quarto livello: dimentica. Con gli organi volontari e con quelli involontari, quindi dimentica ma anche scorda tutto quanto. La tua colonna sonora preferita diventerà, scordata, rumore di fondo, insieme a quello cosmico. E cancella anche queste regole.
Se non funziona, riparti da capo, finché un giorno il primo pensiero sarà nuovo e nemmeno ti accorgerai del diverso panorama, con il pavimento libero e una storia in fondo agli occhi, come un film visto dieci anni fa.