sabato 31 dicembre 2022

Buoni spropositi

Facciamo schifo

Quando ti senti da meno, guardati intorno. Magari non lo mostriamo sui social ma fidati, siamo tutti dei sacchi di merda, letteralmente. 

Certo, qualcuno sembrerà migliore degli altri, per fortuna: tieniti stretto chi infonde la speranza di un mondo migliore, nonostante tutto, ma accettiamo che queste persone sono rare, limitate e umane.

Mi raccomando, occupati della tua pattumiera, prima di ravanare in quella degli altri. 



Serve tempo


In qualsiasi caso, c’è bisogno di tempo. Pensare di non averne è il modo più veloce per perderlo. Ci hanno insegnato che bisogna sempre andare veloce, ma è un’idea della società iperproduttiva e consumistica, che ci vuole stanchi più che soddisfatti e comunque in imbarazzo.

Avere fretta è una cazzata, a meno che non si voglia farlo male e non godere.



Incazzati


Nessuno si piace arrabbiato – figuriamoci arrabbiata – perché la rabbia è l’emozione meno accettata dall’educazione alla compostezza che ci hanno imposto, anche se vuol dire ipocrisia. Invece incazzarsi fa bene e la rabbia è un motore potente. Pensa che mondo peggiore sarebbe, se nella storia qualcuno non si fosse così incazzato da fare opposizione, resistenza e rischiare di rimetterci la faccia o la vita.

Più arrabbiati, meno rassegnati, ché non manca mai qualcosa o qualcuno per cui lottare. 



Il dolore ci ricorda che siamo vivi


Bella consolazione, lo so. Ma qual è l’alternativa? Negare? Far finta? Distrarsi?

L’unico modo di trattare il dolore è patirlo. E il dolore è dolore: un rifiuto, uno sbaglio, una separazione, una brutta notizia, il dolore è sempre dolore. Ma parliamoci chiaro, le canzoni che ci scrivevamo sui diari a scuola, non si compongono con la spensieratezza e ogni tanto fa bene anche stare male. Per esempio, nascere non è una passeggiata per nessuna delle parti coinvolte, ma l’alternativa è la morte.

Se soffri, almeno ti assicuri di aver vissuto.



Nessuna famiglia è sana 


Il Natale è stato inventato perché potessimo sentirci ancora più frustrati, obbligati a passarlo in famiglia (se ne abbiamo una) a confrontare la propria con l’immagine – ma è solo un’immagine – delle famiglie degli altri. Però dietro le foto c’è tutt’altro scenario, perché nessuno cresce indenne ai traumi e, diciamocelo, i dolori più grandi ce li possono procurare proprio quelli che ci generano: etimologicamente i parenti, la nostra prima fonte di amore, anche quando non è amore, che poi finiamo a replicare su chi proviamo ad amare e somministriamo anche a noi stessi. Per crescere bisogna separarsi.

Ci auguro di abbandonare al più presto la coltivazione di sensi di colpa, o almeno di procurarci le colpe.



Gli elefanti non scopano con i conigli 


Così, plagiando un’immagine del Kamasutra, per dire che non siamo tutti uguali, perché non abbiamo tutti le stesse possibilità – economiche, sociali, geopolitiche, ma pure mentali, emotive, immaginative. In questa parte di mondo privilegiato mi sembra che ancora la mia generazione si divida fra chi guarda l’abisso e chi, immobile sul precipizio, non osa lo sguardo oltre la punta dei piedi. Capisci come sei, non biasimare troppo chi non è come te e fattene una ragione, anche quando non è per niente ragionevole. La diversità è ricchezza, anche se ogni tanto ti viene da contraddirti. 



Non capiamo un cazzo


È un casino. I momenti di epifania in cui sembra che la vita abbia senso non sono la normalità, così come la felicità non è la quotidianità e non è una scelta. Sopravvivere è faticoso, figuriamoci sentire, resistere, provare. Se ci riusciamo, cinque alto, è un miracolo a cui prestare fede; altrimenti non sentiamoci sbagliati, se in un mondo immondo ci viene solo da piangere – sarebbe allarmante il contrario.

I social pullulano di frasi motivazionali e va bene, perché è sintomo che siamo demotivati e che pensiamo di poter comprare una cura e che sia veloce. Ma ti svelo un segreto: nessuno ci ha capito nulla. Nemmeno io. E va bene così. 



Godi più che puoi


Duemila anni fa, lo diceva già Orazio: oggi abbiamo un giorno in meno e il futuro non ci è dato conoscerlo. Prenditi questo presente, che non a caso si chiama così, perché è un regalo. Scartalo, consumalo e ricordati che è l’unico che abbiamo, irripetibile. Ma non pensarci, Leuconoe, piuttosto fai e fai quello che ti fa stare bene. E se ora non puoi, osa mutare, bastano cambia-menti piccoli per iniziare, poi un giorno ci svegliamo dentro menti cambiate e di nuovo starai bene, fidati di te come ti fidi degli altri; meglio, persino. Ricorda allora che panta rei, quindi, ancora una volta goditela finché puoi. 



Esci


Vai fuori. Vai fuori dai luoghi comuni, dai destini, dagli oroscopi che non ti conoscono e dalle opinioni degli altri. Prova ad andare fuori dai pensieri che hanno fissa dimora nella tua testa e vai fuori di testa, che è prerequisito a innamorarsi e se non ti innamori, cosa stai facendo? Vai fuori di te ogni volta che puoi, altrimenti è un lockdown, che rischia di farti odiare le pareti che portano il tuo nome. Fuori, è vero, potresti ammalarti, ma non è preferibile morire sanissimo.

Vai fuori, o restando dentro, esci dalla vita. 



Dimentica


Anche se non vuoi, lascia andare.

Fatti annientare e rinasci nuovo, senza ricordi.

La vita è una, ma la letteratura ci insegna che possiamo contenerne di più, a costo della fiducia, immensa e fragilissima, di riavviare i motori e ripartire. Quindi, non annoiarti. Magari domani sei già in un altro film, in cui stai bene, vivere è piacevole e difficile il giusto, te la godi, esci e quando rientri, ritrovi gli arredamenti diversi, ma in ordine, magari inviti qualcuno a salire. Perché alla fine, la vita è fica e tu non sei da meno – infatti ricorda da dove vieni. Dimentica capodanno e passa solo una serata indimenticabile, anche se la dimenticheremo.

Senti, non fa poi così schifo. 

domenica 11 dicembre 2022

Memorandum

Se la testa si fa labirinto, esci. 

Se necessario, fingi di essere normale. In ogni caso, vestiti. 


Hai assaggiato la carne di cavallo: ti piace. La te che ha fatto sei anni di equitazione è sotto shock in un angolo, forse della testa, forse dello stomaco. Comunque fa’ la signorina, tieni per te qualsiasi battuta su Cicciolina.  


Puoi ancora uscire alle quattro da un locale e andare a mangiare un panino lurido con patatine fritte. Occhio però al freddo. 


Ricordati i guanti. 

Ricordati che hai un’auto in cui il tasto per disappannare il lunotto consiste in te che scendi e cerchi di sgelare il vetro da fuori. 

Ricordati che non è una buona idea farlo a mani nude. Nemmeno a bestemmie. 

Hai parcheggiato dopo il passo carraio. 


Il superpotere dei quasi astemi è che ti basta un gin tonic per pensare meno. Dopo due, inizi a ricordare meno automaticamente come si torna a casa. Dove. Quando. Perché. 


Ballare è meglio di parlare. 


Sudare però è meglio d’estate. 


Se domani ti svegli raffreddata, non farti gaslighting: è tempo di tornare a rischiare di ammalarsi in cambio di una bella serata.