venerdì 19 giugno 2020

A volte bisogna sparire. 
Quando non si può partire, almeno lasciare disabitati i social può aiutare. Anche perché nella mia vita sono quasi sempre rimasta: fra chi ha cambiato città dopo le superiori, gli Erasmus all’università, quando i miei si sono separati, in mezzo all’andirivieni di ragazzi e durante una pandemia, io sono sempre rimasta. 
Ma chi resta si priva del sussidio per distrarsi.
Sono le cinque e mezza di un mattino molto blu; al posto dei paesaggi in movimento fuori dai finestrini, solo lo specchio, a misurare con le occhiaie i chilometri che non abbiamo fatto. Anziché facce e voci nuove, ci riempiamo occhi e orecchie solo di noi, fino a sentirci estranei e alla fine arriva comunque la nostalgia, ma di qualcosa o qualcuno per cui non serve un treno, una nave, un aereo, neppure un’astronave. 
Quelli che restano sono gli inconsolabili. Paradossalmente chi resta è il più restless
A volte sparisce. Poi ritorna. Quando impara la magia di poter tornare, senza dover tornare.