giovedì 28 novembre 2013

Radiazione cosmica di fondo

Fra i padiglioni
ai lati della testa
e le percussioni
che mi orchestrano nel petto
sento un’interferenza,
vibrazione immobile
sotto l’epidermide.
Epidermica ed epidemica,
tappate le orecchie,
l’ho sentita nelle gambe
l’ho sentita nelle braccia
e non era lo scorrere
delle correnti di globuli rossi;
l’ho sentita 
tra costole e vertebre
e non era un terremoto
dei polmoni.
L’ho sentita nella trachea
ma non era il solito maestrale
tra le mie corde vocali.
L’ho sentita sotto le guance
e poi
l’ho ascoltata. L’ho ascoltata:
mi sono ricordato
che ho digerito un Big Bang
quando mi hanno tradito
quando mi ha mentito
quando mi hai ignorata.
Per questo
oggi non mi sento
bene. Oggi
non mi sento.
Con questa interferenza
di fondo e sottofondo
non riesco
ad ascoltarmi.
Posso solo sentirmi
ancora
ora
tremare
al ritmo
delle mie implosioni.

venerdì 22 novembre 2013

Filantropia a domicilio

Avvolta
intorno alla colonna vertebrale
mi spiego
me;
come un astronomo
con il suo telescopio
osservo
dietro le mie palpebre chiuse
e imparo
a convivermi.

sabato 16 novembre 2013

Dialoghi disurbani _1

«Oggi quanti saranno?»
«Secondo me più di ieri.»
«Ieri ce ne sono stati cinque, no?»
«Sei!»
«Ah già, quei due l’hanno fatto insieme. Quando ero giovane io, queste cose si facevano da soli, mica cogli amichetti!» «Non me lo dica, non me lo dica. Mi ricordo ancora il mio primo fratello. Quando lo fece era stato l’unico in tutto l’anno, qui a Milano. La mamma era così orgogliosa che ci aveva portati tutti a vederlo. E prima di lui mi ricordo mia zia.»
«Anche lei era umana?»
«Si, sono passati molti umani nella nostra famiglia. L’ultima è stata mia moglie.» «Davvero?»
«Eh si… Quando ci siamo sposati non lo sapeva ancora, ma poi si è scoperta umana anche lei.»
«E dove l’ha fatto?»
«Lei era di Roma, è voluta tornare giù a farlo.»
«Ho capito. Noi invece non abbiamo avuto tanti umani. L’ultima è stata una cugina della mia bisnonna. E poi mia mamma, io ero appena nato.»
«Pochi casi.»
«Sì. Adesso è spuntata mia nipote.» «Oh, mi dispiace.»
«Già, a quanto pare riesce a piangere. La scorsa settimana a scuola hanno studiato l’apartheid e lei si è commossa.»
«Quanti anni ha?»
«Dunque, fa l’ultimo anno di liceo, quindi… Diciotto.»
«Almeno l’avete scoperto presto.» «Si, infatti.»
«Deve ancora farlo?»
«L’hanno fissata per la prossima settimana. Giovedì, mi pare. Se vuole venire a vederla, saremo alla fermata Maciachini.» «Quella sulla linea gialla?» «Si, quella. Ha deciso di farlo lì, non vuole dare troppo fastidio. È sempre stata timida.»
«Volentieri, non mancherò. La fascia oraria è questa pomeridiana?»
«Si, dalle 14 alle 16. Lei è la seconda.»
«Perfetto. Senta, le va se ci spostiamo più avanti? Qui in fondo alla banchina non si vede niente.»
«Ha ragione, non si sente nemmeno l’impatto del corpo contro il treno.»
«Allora è meglio se ci sbrighiamo: la metro arriva tra due minuti e quello là è certamente qui per buttarsi.»
«Dice? Ho dimenticato a casa gli occhiali.»
«Scommetto che è umano.» «Perché?»
«Guardi: ha i pantaloni bagnati.»

venerdì 15 novembre 2013

Oggi mi do del tu

Io non mi somiglio:
in questo divenire
mi diverto
a divergermi
perché alle statiche somiglianze
preferisco le differenze dinamiche
che non dividono.
Oggi mi do del tu.
Io
non ci basta.

martedì 5 novembre 2013

Nuda

Stamattina
sono uscita nuda:
scalza
di ogni voglia,
spogliata
di ogni speranza,
svestita
di ogni fiducia,
sono uscita di casa
e ho preso freddo.
Stasera
non so
se coprirmi delle illusioni
che ho portato in tintoria,
se indossare le chimere
che ho stirato,
se infilarmi i desideri
appesi nell’armadio,
non so.
Non so
se imbacuccarmi di bugie
oppure
non uscire
e rimanere a casa
nella mia pelle chiara.