domenica 6 settembre 2020

Ansia e panico sono parole abusate, al punto che in qualche modo di dire le intendiamo sinonimi di fico: cioè, da panico, zio. Per compensare cerco di usarle il meno possibile. Per anni non le ho nominate, anche se ci convivevo, ripromettendomi che un giorno avremmo fatto i conti, a parole e non numeri, come al solito, per spiegare a chi non sa com’è rimanere intrappolati sotto la propria pelle, senza trovare l’uscita, mai. Forse quel giorno è arrivato, forse è persino passato, forse il benessere psicofisico è soltanto una chimera di questo millennio, comunque se hai un disturbo di panico, quando poi non ce l’hai, te ne accorgi ed è come riemergere dalla spuma delle onde. I ricordi di ogni volta che hai pensato di morirne restano sassi sulla battigia e le onde possono ingrossarsi, di nuovo, sempre, lo sai, ma capita persino di riuscire a non pensarci e allora la vita diventa una corsa a perdifiato di quando eravamo bambini e ogni pezzo di mondo sembrava giusto così, come nei Lego. Ecco, ci auguro una stagione con più amore che ansia, una di quelle che ricorderemo con scetticismo quando le cose si rimettono male, ma ora ci spacchi le guance di sorrisi involontari. Nel frattempo, c’è da accontentarsi di essere una ragazza da panico.

Nessun commento:

Posta un commento