I lampioni, come gentili uscieri all'entrata di uno splendente hotel, illuminano il cammino ai passanti, per condurli sani e salvi nelle proprie abitazioni; le stelle, perennemente presenti, ma quotidianamente nascoste dalla superba luce solare, possono finalmente risplendere, facendo risaltare le venature delle soffici nuvole, che si ostinano a non ammettere che ormai è Maggio e la stagione invernale deve lasciare il posto alla fiorente e sempre più afosa primavera, che proprio non mi piace.
Mi ritrovo incantata da questo paesaggio fatto di interessante oscurità ispiratrice, e allora penso al mondo, due sillabe per contenere un pianeta popolato da un numero di abitanti con troppi zeri, per un' inetta alle materie scientifiche come me. Nuovi continenti da visitare, sorrisi da incrociare, città da odorare e cieli da ammirare: la vita è tutta a nostra disposizione, e ci chiede solo di non essere inutilizzata.
Ebbene si, una cosa di cui posso essere certa, sempre considerando quell'intrinseco margine d'incertezza, da cui sono perseguitata, è che non voglio essere apatica. Non voglio che le cose mi colpiscano senza provocare una mia reazione, cazzo!
Desidero commuovermi davanti a un video su YouTube, arrabbiarmi se qualcuno non rispetta la fila dal panettiere, rimanere in silenzio, immobile per alcuni minuti, per poter assaporare il tempo nella forma più pura, che si possa riscoprire in una società cronicamente frenetica, quale è la nostra; voglio sentire il cuore in gola dopo una corsa per non perdere la metropolitana, gustarmi il profumo delle stoppie ricoperte di brina in campagna e affondare i piedi nella sabbia, pensando a quanti milioni di miliardi di granelli formino la spiaggia che calpesto.
Credo infatti di voler strizzare completamente la mia esistenza, degustandola fino all'ultima goccia.
Poi, l'apatia mi sembra proprio irraggiungibile poichè, anche quando cado nei periodi di minor vitalità della mia persona, sciolta sul divano di casa in un estivo pomeriggio troppo soffocante, mi ritrovo sempre a gioirne o a soffrirne. Eppure, qualora riproducessi l'attività cerebrale di un Caernorhabditis Elegans particolarmente tonto, seppur relativamente alle limitatissime capacità precedentemente citate, rifletterei, e allora il pensiero mi distoglierebbe dallo stato di presunta atarassia.
Insomma, è logicamente inaccettabile che un essere umano, perciò pensante, possa essere apatico, perchè è impossibile che non provi alcun "pathos" in quanto, anche se così fosse, essendo l'apatia una sensazione, qualcosa proverebbe, e quindi non sarebbe insofferente, come invece il termine di etimologica derivazione greca "atarassia" descrive.
Di conseguenza, essendo esseri pensanti, non possiamo far altro che "cogliere l'attimo", illudendoci di aver sprecato qualche istante della nostra vita, solo perchè non abbiamo prodotto nulla di materialmente tangibile.
E io che non avevo capito che Orazio, quando nelle sue Odi tramandò il celeberrimo "carpe diem", stava solamente descrivendo l'ineluttabile condizione dell'uomo, e credevo che inneggiasse a Vita spericolata di Vasco Rossi...
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