Comunque, la mia riflessione non riguarda questo film, ma il divario tra realtà e finzione.
Ho sempre pensato che quest'ultima fosse assolutamente affascinante, ma la realtà ha sempre ricoperto un ruolo più importante: sono molto interessata dalle storie fuori dal comune, di cui trabocca la letteratura di tutti i tempi però, ogni volta c'è un particolare istinto non ben identificato, che mi porta a dedicarmi soprattutto alla realtà.
Ora, non voglio dire che sia uno sbaglio anzi, il contrario probabilmente causerebbe molti più problemi, tra cui la certa delusione quando scoprissi di non vivere nel Fantastico mondo di Amelie o tra i Puffi, però devo ammettere, dal momento che continuo a cercare di evadere dalla realtà tramite libri, immaginazione, telefilm, e a desiderare di impossessarmi, anche se solo per poche ore, della vita di qualche personaggio fittizio, che la realtà potrebbe essere tranquillamente sorpassata dalla fantasia.
Ciò non significa che adesso mi dilungherò in una di quelle ciniche descrizioni, che mostrano quanto la vita di una "povera" ragazza adolescente, i cui problemi sono solamente di tipo filosofico o scolastico, possa essere dura e crudele, ma semplicemente volevo affermare che un viaggetto nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie non mi dispiacerebbe affatto. Infatti, ogni cosa nelle storie inventate va sempre a finire nel migliore dei modi, o in quello che tutto sommato sembra il più bello e augurabile; anche Romeo e Giulietta, sebbene si concluda con la morte di entrambi i giovani, presenta una fine, che appare come la migliore, poichè Montecchi e Capuleti, riconoscendo i loro errori, si riappacificano, e l'amore tra i due protagonisti, proprio perchè non consumato, diventa l'ideale stesso di Amore, compagno di quelle mirabili storie, nelle quali il principe azzurro è pronto a correre i peggiori pericoli per baciare la dama amata, ed è invece lontano dal più reale futuro che avrebbe riscontrato, se la storia non fosse stata fittizia, cioè non così tragicamente eccezionale, dove Giulietta, perdendo la sua fresca bellezza a causa del passare del tempo e di una probabile maternità, sarebbe forse stata tradita da un Romeo stanco dei mille difetti della moglie e pronto a cercare una compagna più giovane e prestante.
Difatti, non tutte le vicende letterarie o cinematografiche vanno a finire bene, ma trovano sempre la conclusione più affascinante, desiderabile, attesa, insomma la migliore.
Perciò, la finzione è meglio della realtà.
Però, c'è da tenere presente che se non ci fosse la realtà, l'altra non esisterebbe, poichè quest'ultima è frutto delle menti di uomini che, realmente vissuti, hanno potuto partorire le storie che costellano il mondo immaginario.
In un certo senso, si potrebbe affermare che la finzione faccia parte della realtà stessa: oltre a nascere appunto dal reale, la fantasia è parte integrante della nostra esistenza, e si manifesta, oltre che nei prodotti di autori e registi, anche nei pensieri che frullano ogni istante nella testa di ciascuno di noi. Quindi, ogni volta che ci ritroviamo a fantasticare, pensare, guardare un film, o ci immergiamo in un libro non facciamo altro che saltare momentaneamente nel cosiddetto mondo immaginario, che in verità è solamente una parte del mondo reale, che ci è toccato.
Insomma, possiamo affermare di possedere una vita che potrebbe essere paragonata alla stessa esistenza di personaggi fantastici, e che la realtà è anche finzione, mentre la finzione è solo una porzione della realtà, a cui gli uomini possono dedicarsi a loro piacere.
Diamine, allora la vita è proprio bella. Peccato ci sia qualcosa, che si chiami Fortuna, sfiga, abilità, bravura, intelligenza, astuzia, coincidenza, Fato, Dio, giustizia o ingiustizia, che non permette a tutti di girare il proprio film, come meglio credono.
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