Ci sono dei momenti nelle giornate di ognuno particolarmente ispiratori e piacevoli, durante i quali proviamo l'inspiegabile sensazione che le nostre idee siano ben impresse nella mente, pronte a condurci attraverso l'apparentemente immortale esistenza che ci attende, la quale a sua volta sembra come inconsciamente chiara e interpretabile. Insomma, non sappiamo ancora descrivere cosa sentiamo, ma sappiamo di provarlo e abbiamo la netta sensazione che sia proprio la cosa giusta: non male, no?..
D'accordo, forse è piuttosto presuntuoso usare la prima persona plurale nel descriverli, dal momento che non posso decisamente sapere se questa condizione sia percepita da altri individui oltre alla sottoscritta, ma sarebbe altrettanto superbo affermare, che solamente io ho la capacità di godere di questi istanti che, come ho accennato prima, per una volta non sono (o almeno non mi paiono) angoscianti, deprimenti o malinconici; perciò, ritengo sia meglio usare il plurale.
E poi, parliamoci chiaro, il tono confidenziale del "noi" costruisce un'atmosfera, rendendo tutto più coinvolgente e sicuro, che l'egocentrico pronome singolare nemmeno si immagina.
Comunque, ho deciso di lasciare in qualche modo un ricordo di questi attimi fuggenti, affinché, rileggendolo nei periodi più duri, possa riassaporarne il gusto pieno di gioia di vivere, intriso di quella vaga soddisfazione del mentre in cui si pensa a quante esperienze la vita ci permette di affrontare, e affogato nel piacere dello scovare, dentro alle cose più semplici che quotidianamente ci circondano, quei particolari istanti di orgoglio esistenziale.
Il primo esempio di quei momenti piacevoli precedentemente descritti, è quello di quando, tornati a casa stanchi e spossati da una giornata senza un attimo di tregua, ci si corica sul proprio letto, riuscendo finalmente a ottenere un attimo indimenticabile senza muovere letteralmente un muscolo: abbandoniamo tutti quei pensieri che ci hanno affollato la mente durante il giorno, e ci imponiamo di concentrare le nostre attenzioni su quelle cose, a cui prima non abbiamo neppure potuto pensare di pensare.
Rimanendo così inermi sul letto, assaporiamo quella silenziosa melodia, che ci circonda e accompagna nelle braccia di Morfeo, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a quello che abbiamo combinato, ed essercene più o meno compiaciuti, soli con il nostro caro materasso.
Alla fine, mentre decidiamo giustamente di distrarci, riflettiamo su cose diverse nel senso etimologico del termine, come di quante piastrelle sia composto il nostro pavimento, o quale sia il motivo per cui i fiori profumano. Respiriamo profondamente. Senza accorgercene, rilasciamo anche gli ultimi piccoli muscoli facciali ancora in tensione, addormentandoci...
Ecco, questo è proprio uno di quei fuggenti attimi, che mi fanno rivalutare il valore della mia esistenza.
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