domenica 14 novembre 2010

L'importanza della letteratura

Il termine letteratura designa una forma d’espressione umana e deriva dal latino littera che potremmo genericamente tradurre in lettera dell’alfabeto.
Questo termine però, si riferisce a un concetto molto più ampio di quello che si potrebbe pensare intendendolo unicamente come segno grafico, quindi connesso solo a ciò che possediamo per iscritto; infatti, fanno parte della storia letteraria molte opere oralmente tramandate, come per esempio i celeberrimi poemi omerici o le più recenti storie dei Griot africani, e anche i linguaggi utilizzati dagli uomini primitivi, essendo nati per permettere la comunicazione, fine comune anche a tutte le forme letterali a essi successive, devono essere considerati letteratura, sebbene non se ne possieda ovviamente alcun documento.
Questa riflessione, oltre a mostrare l’incredibile antichità dell’arte della parola, vuole sottolineare come quest’ultima sia stata e continui a essere uno dei più potenti mezzi nelle mani dell’uomo.
Già Pindaro, poeta greco del secolo VI a.C. lo aveva compreso con l’affermazione “quando la città che celebro sarà distrutta, gli uomini che canto saranno scomparsi nell’oblio, le mie parole perdureranno”, evidenziando così l’immortalità della letteratura, di cui sono conferma le ore che ancora oggi dedichiamo alle litterae scritte o pronunciate cinquecento, mille, più di duemila anni fa; la scorsa settimana ce lo ha ricordato pure Roberto Benigni, dicendo che “quando un uomo con la pistola incontra un uomo con la biro, l’uomo con la pistola è un uomo morto perché la biro dà l’eternità”.
Insomma l’autorevole e preziosa letteratura, dopo aver solcato tempi trapassati, ritagliandosi un conseguente ruolo di profonda importanza nel futuro, fa inevitabilmente parte del presente in modo assai influente.
Allora, se anche voi riconoscete la magnificenza della parola, vi sarà chiaro il motivo che sta alla base di questa pagina dedicata alla letteratura, che di codesta  mira a scoprire l’essenza di spesso inconscio ma eterno possedimento umano: infatti, “Tutti gli uomini da Adamo in giù fino al calzolaio che ti fa i begli stivali, hanno nel fondo dell'anima una tendenza alla poesia. Questa tendenza, che in pochissimi è attiva, negli altri non è che passiva, non è che una corda che risponde con simpatiche oscillazioni al tocco della prima”.
Quindi, come spiega Giovanni Berchet nella Lettera semiseria del Grisostomo al suo figliuolo, non ci resta che coltivare il nostro potenziale diritto all’eternità.

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