giovedì 5 settembre 2019

Ho alzato il mio primo dito medio a uno sconosciuto. Ero in metro, sulla banchina mi fissavi, ti ho superato, ma sulle scale mobili hai fatto di nuovo per superarmi, ti sei fermato al mio fianco, con l’occhiolino e insieme ai tuoi cinque compari. Non ti ho guardato in faccia, sono una milanese, so bene come procedere impassibile, ho le cuffiette a proteggermi, gli occhiali da sole. Ma in superficie mi sei venuto a fianco, proprio spalla a spalla, a sussurrarmi uno dei soliti, peggiori complimenti.
Mi sono voltata, ti ho guardato, ho sorriso. I tuoi amici ridevano, anche tu e il tuo occhiolino, ce l’hai fatta, hai la mia attenzione, allora eccoti, splendente, imponente al mio fianco, erigersi il mio dito medio. 
Guardalo bene: è tutto tuo. 
Sorpreso? Non ridi più. Non ti va più di dirci che cosa mi faresti? E gli amici, contrariati? Non mi trovi più Mmmbella?
Tu invece rimani lo stesso di prima: un coglione. E siccome io non ne ho nemmeno uno, che mi possa cascare, girare o da darti, per ricordare questo nostro incontro mitico, ora ne prenderemo uno dei tuoi, ammesso che tu li abbia. Lo staccheremo con cura, come fanno con gli evirati in India, ho visto dei documentari, tranquillo, hai una piccola percentuale di sopravvivenza e poi lo metteremo lì dove deve stare: in formalina, sul tuo comodino, a ricordare ogni giorno, a te e ai tuoi amici, che mi avete rotto i coglioni. 
Ho alzato il mio primo dito medio a uno sconosciuto e mi sono sentita molto bene.
Vi consiglio di provare.

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