martedì 6 aprile 2021

April is the cruellest month

Aprile è il mese più crudele, ormai lo ripeto da qualche anno e un anno spero che la primavera mi smentirà. Intanto cerco di fare come Lester Burnham, sorridente, anche quando la testa gli è crollata in una pozza di liquido rosso e tutta la vita gli passa davanti agli occhi, che non guardano più.
Vorrei poterti chiedere cosa pensi dei palazzi che tirano su, per illuderci di una nuova modernità, ma negarci lo sguardo. Torno spesso dove nonno mi portava da piccola e mi chiedo come cresceranno i bambini senza tramonti: sopravvivranno, come quasi tutti, come me. Vorrei chiederti cosa vedono gli occhi che non guardano più.
Hanno detto che se vai in giro con un fidanzato o il papà non ti fischiano, ma chi non ha nessuno dei due? Eppure, molto più spesso del solito ho voglia di raccontare che mi sento come un quadro ad altezza sguardo, perfettamente centrato – discutevamo persino dell’altezza a cui mettere i chiodi nei muri, tu avevi Vitruvio, io l’horror vacui. Ora con il vuoto familiarizzo. 
Sono la milanese più noiosa che conosca. Dopo ventisette anni di persone che se ne vanno, sullo stesso orizzonte che cambia, ancora mi fermo a guardare i sacchetti che volteggiano per strada.

È aprile; metto su un pezzo dei Beatles. 

Because the world is round, it turns me on.
Because the wind is high, it blows my mind.
Because the sky is blue, it makes me cry.

Chissà come lo canterebbe Renzi.

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