martedì 26 aprile 2022

Quando diventiamo cattiva compagnia per la nostra ombra, andiamo al mare. 
In valigia lo stretto necessario. Una penna, l’odore della pioggia, il tetris che gioco con i libri della mia libreria, un po’ di calma ingiustificata e di stupidità. Tutti i ricordi allegri d’infanzia, le cose che non dico e il rumore che fa la mandibola quando mi concentro fino a dimenticarmi del corpo. Un corpo senza colpe, inizio solo ora a volergli bene, a dirgli che mi scuso e lo ringrazio di essere sempre con me. Potremmo diventare la mia storia più lunga.
Lo ammiro, mentre infila nella borsa anche un album di tutti gli amori tentati, con le rispettive colonne sonore, insieme a una trousse di buoni propositi. 
Un giorno vorrei trovare l’incoscienza di diventare madre. Porterei mio figlio a giocare alla Besana, di domenica, e così, sotto il sole, farei pace con gli uomini. Soprattutto, penso, mi impegnerei a non diventare mai la causa per cui si senta senza senso: in me troverà solo spiegazioni convincenti alla bontà della sua esistenza, perché (ho imparato a mie spese) da lì nasce il bene, quello vero, da qualcuno che testimoni che siamo meritevoli di felicità. Di desiderare, immaginare e sentire tutto quello che vogliamo – alla faccia dei ricchi. Il resto sarà altro amore come viene, fra errori e gioia, come quello che ho ricevuto e replicato. 
Mi porto anche la fantasia di andare alla Besana, vecchia, senza nessun figlio, a trovare comunque il modo per praticare i buoni propositi di cui sopra.
Metto via anche le epifanie di una paesaggiata con la musica nelle orecchie e i pensieri registrati dal cuscino quando fatico a prendere sonno, perché mi rigiro e sorrido. Un solo ricordo cattivo, medio-grande, scelto con cura e ripiegato stretto, che serva a raddrizzarmi la schiena ogni volta che, per sbaglio, permetta ancora di rimproverarmi – a me o ad altri. 
Tu cosa porti?
Andiamo al mare a scucirci le ombre, che di tanto in tanto diventano strette per contenerci tutti. Hanno bisogno di vacanze – e noi lo stesso. 
Le idee più ingombranti le spediamo poi col camion dei traslochi, oppure le lasciamo proprio a casa, che tanto non servono per svestirci e stare bene. 

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