domenica 19 marzo 2023

Non pubblico quasi mai video delle poesie che da anni mi portano sui palchi. Mi piace preservare la loro irripetibilità come qualcosa di sacro, soltanto per chi c’è – dal vivo. Ma oggi voglio fare un’eccezione e immortalare quella volta che in un teatro elisabettiano in Svizzera avevo un gran mal di testa, la testa piena di distruzioni da cui è difficile distrarmi, ma comunque sufficiente fiducia che le parole siano il farmaco più potente e più diffuso, perché il linguaggio è l’unico mezzo che abbiamo per superare i confini delle nostre solitudini, senza dissanguarci.
Ricorda: non smettere mai il coraggio di parlare.
Non credo alle religioni, ma capita che una sera lasci il tuo stato per andare a dire parole su un palco e finisci occhi negli occhi di sconosciuti; qualcuno racconta, qualcuno ascolta, d’improvviso il presente è un posto in cui stare bene, scendi dal palco e scopri che le parole che hai scritto non sono solo tue: sono nostre, mie, tue, loro e ancora un’altra volta mi inchino a dire grazie, perché questa è poesia e mi salva la vita. Grazie di costruire senso, insieme, nonostante tutto. Inganniamo la morte. 
Questa poesia si chiama Cassiopea e puoi ascoltarla e vederla qui


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