Leuconoe, tu non domandare (saperlo è sacrilego!)
che sorte ci destinarono gli dei; non tentare i dadi di Babilonia.
Quanto lieto sarebbe accettare qualsiasi cosa sarà!
Sia che Zeus ci abbia concesso più inverni,
sia che ci abbia assegnato per ultimo questo, che
alle scogliere il mar Tirreno infrange
adesso, tu sii savia: tu filtra i vini e ficca in un minuscolo spazio
la tua speranza immensa. Noi stiamo parlando; il tempo invidioso sarà già scorso:
consuma l’oggi, il meno fiduciosa nel domani.
Sono tornata per un attimo (fuggitivo) sui banchi del liceo, quamdo le Odi di Orazio mi interessavano ed intrigavano.
RispondiEliminaLa traduzione è decisamente all'altezza del testo,ne rende bene il significato profondo.
Credo che Orazio sia uno dei poeti antichi più moderni e attuali, perciò condivido pienamente l'esserne interessati e intrigati. Traducendolo, rimango sempre esterrefatta dalla profondità delle tematiche contenute nei suoi versi, oltre che dalla pluralità estremamente vasta di significati di cui la sua lingua, e in generale quella di tutta la letteratura antica e arcaica, è portatrice.
EliminaTante grazie per la visita e il fugace ma gentilissimo commento, Costantino.